giovedì 10 gennaio 2013

La giornata della memoria 2013-Samuel Modiano racconta l'Olocausto



SULMONA La vita vera che resta sospesa per lasciare posto a un'esistenza fatta di dolore e stenti. La morte che diventa una compagnia quotidiana spesso attesa e invocata per liberarsi dall'inferno sulla terra. Per Samuel Modiano, sopravvissuto ai campi di sterminio di Auschwitz- Birkenau, l'Olocausto comincia con un viaggio di deportazione, la consegna di un pigiama a righe e una sigla indelebile sul corpo. Ma soprattutto sull'anima: B7456. Ieri Modiano, nato nel 1930, ha incontrato studenti e docenti del liceo psicopedagogico Vico, diretto da Caterina Fantauzzi. Al cinema Pacifico anche Simone Misiano, docente di Storia delle culture all'Università degli studi di Teramo. «Sono un ebreo italiano» ha esordito «ne sono fiero e morirò da ebreo italiano». La vita di Modiano comincia nell'incantevole isola di Rodi, all'epoca territorio italiano insieme alle isole del Dodecanneso, poi tornate alla Grecia. Una vita felice insieme a suo padre, sua madre e la sorella maggiore, classe 1927, Lucia. Una felicità che si interrompe prima con le leggi razziali del 1938, poi dopo l'8 settembre 1943, data dell'Armistizio. Approfittando della confusione che regnava in Italia, i tedeschi occuparono Rodi. «Per fortuna» racconta «mia madre morì di malattia quando ero piccolo e non fece in tempo a vivere la tragedia che ci stava colpendo». Emozione e commozione hanno scandito il racconto di un uomo che, suo malgrado, è diventato testimone morale della storia. Il 16 agosto 1944, dopo un viaggio all'interno prima della stiva di una nave poi in un treno dei deportati tra escrementi e dolore, Modiano arriva ad Auschwitz. Sono un gruppo di 2.500 ebrei. «Circa 1.900 di questi» spiega «finirono subito nelle camere a gas perché un medico tedesco non li ritenne idonei al lavoro. Gli altri 600, di cui 350 uomini e 250 donne, furono lasciati provvisoriamente in vita. Ero un ragazzo di 13 anni che entrava nella fabbrica della morte». Modiano ad Auschwitz perse la sua famiglia, amici e parenti. «Per tutta la vita» aggiunge «ho avuto e ho scene orribili davanti agli occhi. Non posso dimenticare. Non si deve dimenticare affinché ciò non avvenga più». 
(Il Centro del 10 Gennaio 2013)

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